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Parte II Cap2
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Canti e leggende

Usi e costumi di Ciminna

Dr Vito Graziano

Pubblicato MCMXXXV

Parte Seconda cap.2:

La festa del SS. Crocifisso.

 

 

1. Origine e attrattive principali della festa
A La festa del SS. Crocifisso, che si venera nella chiesa di S. Giovanni Battista, è stata sempre la più solenne Essa fu celebrata la prima volta nel 1651 e da quell'anno in poi non è venuto mai meno il fervore del popolo ; si celebrava il primo giorno di maggio, ma per attrarre maggior numero di forestieri da molti anni è stata trasferita alla prima domenica del detto mese. Però il popolo continua a festeggiare anche il primo maggio, astenendosi dal lavoro e ascoltando la messa.
La chiesa è illuminata a luce elettrica nella sera del vespro e la messa solenne del giorno seguente, alla quale assiste la rappresentanza municipale, è cantata a piena orchestra, formata da molti sonatori di strumenti musicali a corda e a fiato e da una schiera di cantori, e per accrescere la solennità delle funzioni sacre si è introdotta da alcuni la usanza di far predicare 1' ottavario da un oratore rinomato.
Le strade sono animate dal suono della banda musicale, dei tamburi e dei pifferi, dal rimbombo di mortaretti e dalle corse di bàrberi, ora alquanto in ribasso, e sfoggio generale di abiti nuovi. Accrescono solennità alla festa e divertono il popolo trattenimenti musicali in apposito palco, illuminazione ad archi con lampade elettriche, palloni areostatici, e infine sparo di fuochi artificiali, consistenti in razzi, mortaretti, bombe e macchina pirotecnica, il cui disegno riproduce con gli sfolgoranti colori dell' iride il prospetto della chiesa di S. Giovanni Battista o qualche fatto allusivo alla festa del Crocifisso. Vi è pure fiera di bestiame introdotta con D. R. dell'8 gennaio 1853.
Ma le maggiori attrattive sono la processione delle torce e quella della sacra immagine.
2. Processione delle torce
La processione delle torce è preceduta dallo stendardo e dalla banda musicale, i cui componenti procedevano un tempo a cavallo. Seguono in due file circa trecento animali elegantemente bardati e cavalcati dai loro padroni, dei quali ognuno porta una torcia parata con nastri di seta a vari colori, raccolti a cocche o a festoni, con fiori artificiali, con figure dei SS. Crocifisso e qualcuna anche con carte monete. Vengono infine altri animali ornati con sonagliera al capo e alla coda, coperti da panno a colore (curigghiuni) e carichi di frumento dato in elemosina al Crocifisso. Legati pel capestro 1' uno dopo l'altro in numero di due o più i detti animali sono guidati dai padroni, i quali gettano per le strade ceci abbrustoliti, confetti ed altri dolci 1.
La processione comincia dalla via Umberto I, percorre ogni anno le medesime vie e finisce dinanzi la chiesa di S. Giovanni Battista. Ivi giunto ogni individuo a cavallo si scopre devotamente il capo dinanzi 1' immagine del Crocifìsso, collocata sulla baia nel centro della detta chiesa, e si allontana ; ma chi guida animali carichi di frumento si scopre pure il capo, poi fa il segno della croce e recita a voce bassa alcune preghiere, dopo le quali si segna una seconda volta, si copre col berretto e fatti alcuni giri si allontana. Infine arriva quello che guida la retina composta di sette muli, e dopo aver fatta la solita preghiera comincia i giri che gli animali, già addestrati, compiono parecchie volte in mezzo al silenzio della folla. Ma l'inappuntabilità dei movimenti suscita 1' ammirazione della folla, che infine scoppia in applausi e in battimani diretti al guidatore, il quale, ringraziando col berretto in mano e lanciando con 1'altra confetti e dolci, si allontana.
(1) L'offerta del grano sì fa in tanti altri paesi per ringraziare il santo del raccolto abbondante e per grazie ricevute

 

3. Processione della sacra immagine
La processione della sacra immagine è la funzione più solenne della festa, e nel 1870, essendo proibite tutte le processioni, esclusa quella del santo patrono, il Consiglio comunale si riunì in seduta straordinaria il 30 aprile, dichiarando il SS. Crocifisso patrono principale del paese.
Presa devotamente dalla sua nicchia con tutti gli emblemi che l'adornano, cioè il diadema, la corona di spine, il cinto, e una gioia d' oro con pietre rosse, la sacra immàgine è collocata sulla bara nel centro della chiesa. Allora alcuni devoti toccano la detta immagine con pannolini, che conservano per ottenere la guarigione di piaghe e di altre malattie.
La bara è di forma quadrangolare, il cui lato è lungo m. 1,65 ed è alta m. 1,82 oltre la croce. Essa è formata dalla zoccolo, dalla bara propriamente detta e dalla croce della sacra immagine.
Lo zoccolo fu eseguito nel 1902 dal maestro falegname Antonino Alesi ed è adorno da vari putti, da quattro angioletti in atto di suonare strumenti da fiato, da emblemi della passione e da altri segni della umana redenzione. La bara poggia sopra lo zoccolo e nella parte superiore porta nel centro un piedistallo, su cui è piantata la croce, e agli angoli quattro statuette di legno indorato, alte m. 0,90 circa e rappresentanti la Madonna, S. Giovanni, Santa Maria Maddalena e Maria Cleofe, che, secondo il vangelo di S. Giovanni, erano vicini alla croce, ove morì il Redentore. Agli angoli della bara e al disotto delle statuette sopra descritte esistono quattro piccoli angeli recanti rispettivamente nelle mani una lancia, una piccola colonna, un chiodo e una scaletta, e ai lati quattro scudi aventi nel centro un piccolo ovale, su cui un' tempo era dipinto un mistero doloroso, e attorno ad esso dei piccoli angioli e festoni.
Così disposta la sacra immagine, comincia la processione. Precedono su due file bene ordinate parecchie centinaia di persone d' ambo i sessi con torce di cera accese, seguono le confraternite, la statua di S. Vito, il clero e infine la sacra immagine, portata a spalla da quaranta individui in mutande bianche con fascia rossa cinta ai lombi e scarpe bianche, e seguita dalla rappresentanza municipale, dalla banda musicale e da un popolo immenso, che alterna la musica ai canti sacri e specialmente al rosario del SS. Crocifisso.
Nel corso della processione i portatori della bara dicono ogni tanto a coro e ad alta voce i seguenti mottetti :
* La grazia di l'arma, la saluti e la binidizioni di la campagna ci avemu a dumannari a stu patri amuruso dicennu : Viva lu patri di li grazii.

* E cui nisciu chiddu chi governa celu, terra e mari ? e etti voli grazii ricurri a stu patri amuruau dicennu : ViVa lu patri di li grazi.

* E cui nisciu la medica di tutti li malati ? chiddu chi guarisci cechi, sardi e muti e cui Doli grazii ricurri a stu patri amurusu dicennu : Viva lu padrii di li grazii.

* Triunfa lu cela e la terra chiamannu stu patri amurusu dicennu: Viva.

* E cui s'arricogghi lu patri di li peccaturà dicennu: Viva.

* Cu vero cori e cu vera fidi l'amu a chiamari a stu patri di misiricordia dicennu : Viva.

La processione si ferma alla Madrice e continua il giorno seguente fino al luogo di partenza.
4. Antiche usanze della festa
Nei tempi passati la processione si svolgeva in modo alquanto diverso. La bara era portata a spalla da ottanta individui in pedule e in mutande bianche con fascia rossa cinta ai lombi, e faceva due sole fermate : 1' una alla Madrice e 1' altra a S. Croce del Canale, ove, secondo la tradizione, la sacra immagine operò il primo miracolo.
La processione si compiva in unica volta, e ad essa intervenivano tutte le confraternite con le loro statue, coi tamburi e coi gonfaloni, e fino alla legge di soppressione del 7 luglio 1866 intervenivano pure, dopo le confraternite, tutti i religiosi dei vari conventi col seguente ordine : Cappuccini, Paolini, Carmelitani, Francescani e Domenicani. Nella prima processione, avvenuta nel 1651, la sacra immagine operò molti prodigi, che furono narrati dal dottore in Sacra Teologia D. Santo Gigante nella sua Historia della miraculosa immagine del SS. Crocifisso di Ciminna, conservata nell' archivio della chiesa di S. Giovanni Battista.
5. Altre antiche usanze della festa
Accenno infine ad altre antiche usanze della festa, le quali ora sono scomparse.
L'usanza più degna di ammirazione e nello stesso tempo più commovente era la processione di alcuni ceti popolari, particolarmente contadini, recanti doni promessi al SS. Crocifisso nel corso dell' anno : agnelli, capretti, piccioni, galline, lana, cacio, denaro, torce di cera ed altro. Tale usanza cessò nella prima metà del secolo scorso, trasformandosi a poco a poco nella processione delle torce, della quale si fa menzione per la prima volta nel 1842. Nel teatro, ch'era allora nel quartiere della Fontanella, si davano rappresentazioni sacre per dilettare il popolo, che vi accorreva numeroso. Nel 1765, in cui fu celebrata una festa più solenne del solito, furono erogate dalla chiesa di S. Giovanni Battista onze 4 per pagamento ai comici, che rappresentarono un' opera di S. Rosalia. Le dette rappresentazioni durarono i fino a primordi del secolo scorso, quando cessò di esistere il detto teatro.
Per fare risaltare agli occhi del popolo i misteri della croce e i del Crocifisso si facevano le così dette processioni reali. Si sceglieva un fatto sacro per lo più allusivo alla festa, ogni personaggio era vestito in modo bizzarro, portando un motto analogo al suo significato, e tutti procedevano ordinati in mezzo a festosi concetti. Sono note le processioni degli anni 1762, 1765, 1796 e 1797, delle quali parleremo in seguito.
La mattina della festa, prima di far giorno si faceva il cosidetto triunfu di li busi, il quale consisteva in una processione di uomini recanti in mano un manipolo di bure (ampelodesmo) accese e percorrenti le medesime strade della sacra immagine.
I musicanti, chiamati allora trombettieri, il giorno della festa si dividevano in due gruppi, che percorrevano le strade del paese suonando davanti le porte delle case per avere dei regali in denaro. Ogni rettore della chiesa dava due tari e ogni persona civile un carlino. Tale usanza fu continuata in seguito per parecchio tempo da violinisti da strapazzo di altri paesi, particolarmente di Caccamo, che strimpellavano di porta m porta pel regalo di qualche soldo.
Un'altra usanza, che durò fino a pochi anni addietro, fu il giuoco dello stendardo. I tamburini e i pifferi si sbizzarrivano a suonare per le strade, accompagnati dallo stendardiere. In alcuni luoghi questo si fermava insieme coi suonatori e cominciava il giuoco, che consisteva in alcuni esercizi di equilibrio. Egli metteva successivamente lo stendardo sulla mano, sull'avambraccio, sulla spalla, sul petto, sul mento, e sulla fronte, e in tali posizioni si muoveva dinanzi alla folla, che assisteva allo spettacolo, mentre i suonatori seguivano con i loro suoni i movimenti di la stinnarderi. Questi era infine applaudito e riceveva, coi suonatori, il tradizionale bicchiere di vino.
Non vi era ceto popolare che nel giorno della festa non manifestasse la sua devozione al Crocifisso. Intatti i gessaioli nel corso della processione facevano sparare migliala di mortaretti, i caprai regalavano agnellini, caci e ricotte, i contadini offrivano altri regali e anche le donne più povere davano galline, pollastre e ammitti per fornire la chiesa di biancheria.
La devozione al Crocifisso si conserva tuttora viva nel popolo, anche negl' individui che sono emigrati in America, i quali fondarono nella città di Chicago una società di mutuo soccorso intitolata Gesù Crocifisso di Ciminna, composta da un migliaio circa di soci.

 

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