CIMINNA (PA)

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Parte terza
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Memorie e Documenti

Dr Vito Graziano
Pubblicato MCMXI

Parte III - cap. 2

Chiese Fuori l'abitato

 

1. Cappuccini. — 2. S. Antonio. — 3. S. Rocco. — 4. S. Vito. — 5. S. Maria di Cozzoferrato. — 6. S. Maria di Loreto. — 7. Feudaraso. — 8. S. Maria della Grazia. — 9. S. Rosalia. — 10. Chiesa del Cimitero. — 11. Altre chiese fuori l'abitato.

1. Cappuccini.Apri Link Foto Chiesa Cappuccini

Uscendo dalla parte orientale del paese per la via S. Gerardo si trova uno stradale fiancheggiato da olmi, che dopo mezzo chilometro circa finisce innanzi la chiesa dei Cappuccini. Essa è esposta verso l'abitato e confina da un lato col cimitero comunale e dall'altro coll'ex-convento. Parliamo prima di questo.
Esso fu fondato a richiesta deH'Ill.mo D. Giovanni Ventimiglia, marchese di Geraci, nel 1588, come si rileva dal seguente certificato: « Io Frat. Alfonso dal Pai. Diffinitore, e Vicario Provinciale di questa provincia di Palermo, certifico qualmente avendo osservato il libro delle fondazioni delli Conventi di questa provincia di Palermo si ha ritrovato, che il convento di detta Terra di Ciminna fu fondato e fabbricato da Sua Eccellenza D. Giovanni Ventimiglia Marchese di Geraci nell'anno 1588 col consenso e benedizione del'Ill.mo Monsignore D. Cesare Marullo Arcivescovo di Palermo. Onde in attestato ho fatto formare la presente sigillata col sigillo di questa Provincia.
Oggi li 24 giugno 1768.
Fr. Alfonso da Salerno Vie. Prov. sud. »
Ma il vero fondatore fu l'Ill.mo D. Marco Mancini, marchese d'Ogliastro, che per devozione all'ordine fece quasi tutte le spese della fabbrica, come si rileva dalla seguente iscrizione esistente nell'ex-convento:
«D. O. M.
Memoriae
Ill.mi divi Marci Mancini Marchionis Oleastri specialis ordinis nostri benefactoris qui hoc coenobium suis expensis a fundamentis erexit anno 1588».
Ottenute la licenza dell'ordine e la benedizione dell'Arcivescovo di Palermo D. Cesare Marullo, nel detto anno si piantò solennemente la croce e si cominciò la fabbrica del convento, che durò appena due anni, dopo i quali vi fu stabilita la comunità religiosa.
I primi monaci che vennero nel nuovo convento costruirono lo stradale e piantarono gli olmi sopra accennati, formando un bel passaggio che serviva anche al diletto dei cittadini. Dopo qualche tempo si accrebbe il numero dei religiosi e fu ampliato il convento verso tramontana, colla costruzione di un altro dormitorio composto di 9 celle.
La comunità religiosa divenne una delle più importanti nella provincia cappuccina di Palermo. Essa fin dall'epoca della fondazione aveva dal Comune un assegno annuo di onze 21.15, poi ridotto a onze 15.15, e infine soppresso interamente, possedeva un esteso giardino ed aveva molti animali da soma; ma traeva la sua importanza principalmente dall'elemosine raccolte in Ciminna e in altri paesi,1 nei quali teneva degli ospizi. Una parte delle dette elemosine andava a vantaggio dei poveri, che fino all'epoca della soppressione ricevevano ogni giorno un tozzo di pane e una scodella di minestra.
Perciò il convento di Ciminna fu designato dai superiori dell'ordine come sede di noviziato e di studi. Il noviziato era una specie di tirocinio per quelli che aspiravano a far parte dell'ordine e si faceva nei conventi più importanti per numero di religiosi e per abbondanza di mezzi. In Ciminna durò dal 1760 al 1814. Gli studi o scuole erano un altro privilegio, che si accordava ad alcuni conventi, e consistevano nei corsi di filosofia e di teologia, insegnate da due Padri Lettori ai giovani frati, che avevano appreso le lettere nel secolo e aspiravano alla dignità del sacerdozio.
La chiesa fu costruita nella stessa epoca del convento per uso dei religiosi, ma nel 1755, per opera del Rev. P. Antonino Maria da Ciminna, fu rinnovata dalle sue vetuste fondamenta e ridotta nella forma attuale. Fu in seguito abbellita e decorata da alcune pitture e arricchita di molte reliquie, principalmente i corpi dei SS. Aurelio e Felice martiri. Le dette reliquie furono date dal Can. D. Francesco Cangiamila, vicario e visitatore generale, con decreto del 21 agosto 1757, e il loro trasporto nel convento avvenne nel modo più solenne con ottavario, recite di panegirici, sparo di fuochi artificiali ed altre pompe sacre e festive.
Nella stessa epoca furono anche costruite la sepoltura comune dei frati, oggi divenuta ossario del cimitero, e la biblioteca che è al di sopra. Anche questi lavori si devono al Rev. P. Antonino Maria da Ciminna, il quale fu provinciale e definitore dell'ordine, insegnò nel nostro convento e lasciò un trattato manoscritto sulla confessione, che esiste ancora nella detta biblioteca. Morì il 1 luglio 1768, e si conserva ancora un suo ritratto colla seguente iscrizione: « Adm. R. P. Antoninus Mariae Ciminna Capuccinus reli-giosis virtutibus, pietate praesertim, et charitate commenda-tus Regularisque observantiae zelator eximius ac suapte natura affabilis erga omnes omnium idcirco sibi conciliavit amorem huius Provinciate gradus a minimo ad maximum usque laudabili ter percurrens, semperque de gloria intuens, dum Provincialis semel, ter Vicarii, pluries Definitoris mu-nia obierit, ad superos evolasse censetur e patriae coenobio 1 lulii 1768, aetat. 73, Religionis vero 55».
Avvenuta la legge di soppressione nel 1866, il convento fu comprato dal Can. Francesco Savona, vicario foraneo, con atto del dì 8 settembre 1882 presso il notar Sebastiano Comparato e pel prezzo di L. 2602,84. Egli fece l'acquisto prò persona nominanda, che il giorno dopo dichiarò essere il rettore o guardiano del convento prò tempore, colla condizione che, nel caso questi l'abbandonasse, il fabbricato dovrebbe andare in proprietà agli eredi di lui. Il giardino a dì 16 settembre 1874 fu acquistato da un certo Salvatore Trapani, e da questo, con atto del 12 ottobre 1880 presso il notar Francesco Piraino, venduto in parte al Comune per l'impianto del cimitero attuale. La chiesa fu ceduta al detto Comune con tutti gli arredi sacri, il cui valore risultò di L. 1709, e ciò con nota dell'Intendente, in data 244 febbraio 1902 N. 7885

1. Essi erano: Ventimiglia, Baucina, Bolognetta, Villafrati e Vicari.

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2.S. Antonio Immagine

La chiesa di S. Antonio Abbate è la più vasta di tutte quelle poste fuori l'abitato. La sua origine è antichissima; ma non si può determinarne l'epoca per mancanza di documenti.
Le prime notizie rimontano al secolo XVI, e infatti esiste un atto recognitorio in favore di detta chiesa, fatto da Antonio di Leto presso il notar Giovan Tommaso S. Stefano il 23 agosto VII ind. 1549, e in un altro documento del 1584 si legge che la festa di S. Antonio si faceva da tempo immemorabile con la macellazione delle vacche.
In quel tempo si celebrava ogni anno una festa solenne a dì 17 gennaio in onore del santo. Grande era il concorso dei forestieri, che venivano dai paesi posti nel circuito di venti miglia e da Palermo.
Anche ai giorni nostri la festa si celebra ancora con una certa solennità e con concorso del popolo, ma quanto diversamente da quella antica!
In questa chiesa vi era anticamente una confraternita, che non esiste più da molto tempo.

E' stata chiusa al culto. Non è accessibile.

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3. S. Rocco Immagine
A poca distanza dalla chiesa di S. Antonio, separata da un burrone, è quella di S. Rocco. Il documento più im portante per la origine di questa chiesa è l'iscrizione incisa sopra una tavoletta, eh'è murata sopra la porta della sagrestia e riportata a: parte I cap 4.
Quelle poche parole sono spiegate da una tradizione popolare, che si mantiene costante sino ad oggi. Si dice che una volta, essendo la peste in Ciminna, S. Rocco sia apparso ad un suo devoto promettendo la liberazione da quel flagello, purché il popolo avesse fabbricato una chiesa dedicata a lui, come di fatti avvenne in pochi giorni. In rendimento di grazie S. Rocco fu dichiarato protettore di Ciminna.
A fianco di essa esisteva un antico eremitaggio, che nel 1888 fu trasformato nella sagrestia attuale. Nel detto anno la chiesa fu ristorata per cura dal cappellano can. D. Pietro Giarrizzo, che fece costruire un muro nuovo e il cappellone colla nicchia per collocarvi il simulacro di S. Rocco, eseguito anche per sua cura.
Nella detta chiesa fu fondato un beneficio, ch'era di mensa arcivescovile, e colui che n'era investito si chiamava beneficiale.
Ogni anno a 16 agosto il popolo vi accorre per celebrare la festa del santo titolare.

E' stata chiusa al culto. Non è accessibile.

 

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4. S. Vito. Immagine
La chiesa di S. Vito sorge sopra un colle a mezzogiorno dell'abitato. S'ignora l'epoca della sua fondazione, che deve essere molto antica per il culto speciale che ha avuto sempre in Ciminna S. Vito.
Infatti nell'anno 1642 il papa Urbano VIII, in data del 13 settembre, fece un decreto, col quale ordinò che la festa del patrono principale di ogni città o terra fosse di precetto, lasciando ad ogni Università la scelta del santo. Per la qual cosa nel giorno 14 giugno XI ind. 1643,2 per ordine dell'Ili.mo D. Mario Graffeo fu stabilito dai giurati che il principale patrono di questa Terra fosse il glorioso S. Vito, come era stato sempre, e la di lui festa, che si celebrava il 15 giugno di ogni anno, fosse in perpetuo di precetto.3
La detta festa si celebra ancora nello stesso giorno preceduta da 7 martedì con messa e banda, ma il festino si fa la prima domenica di settembre per ricordare la traslazione delle reliquie di S. Vito e dei suoi compagni di martirio. Esse consistono in un femore di S. Vito, una parte del cranio di S. Modesto, una parte dell'osso petroso e mezzo piede di S. Crescenza, e con atto del 23 agosto X ind. 1672 presso notar Giacomo Ferrari da Palermo furono date dal Dr. D. Francesco Cosenza al Rev. Dr. D. Francesco Gigante, il quale a dì 4 settembre XI ind. 1672 ne fece solenne donazione al clero e ai giurati di Ciminna dentro la maggiore chiesa. Ogni anno sono portate in processione nella festa di settembre dentro un'urna d'argento, che porta incisa la seguente iscrizione: « Pueri S. Viti martiris Terrae Ciminnae principalis patroni argenteam arcani construvit Rev. Sac. Bene-fic. Mauric anno salutis 1760 ».
Alla chiesa di S. Vito è annesso un eremitaggio, abitato per lo più da qualche frate addetto al culto del santo. L'eremita vive d'elemosina ed ha il dovere di sonar la campana in alcune ore del giorno e in ogni caso d'incendio, temporale, terremoto o altro, sia di giorno che di notte. Nel detto eremitaggio visse Fra Corrado Boeri da Noto.(vedi a pagine 111 e 162.( parte -cap -e .......)

2. Vedi in appendice documenti n. IX e XI.
3. Oltre a questo santo Ciminna ha riconosciuto altri protettori, cioè l'Immacolata Concezione, S. Maria Maddalena, S. Rosalia e S. Rocco.

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5. S. Maria di Cozzoferrato
La chiesa di S. Maria di Cozzoferrato è a poco distanza da quella sopradetta, verso mezzogiorno. La sua origine è sconosciuta, ma dagli atti più antichi, appartenenti ad essa, si rileva che esisteva sin dal secolo XVII. Vi si celebra ogni anno la festa nella seconda domenica di settembre.


Detta chiesa non esiste più. E' stata recuperata una piccola cappella

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6. S. Maria di Loreto
La chiesa di S. Maria di Loreto fu fondata dai monaci di S. Francesco d'Assisi, colle rendite di Nicolo La Priola, e fu tenuta sotto la loro dipendenza fino all'epoca della soppressione nel 1866. Il guardiano del convento eleggeva il beneficiale, e perciò ancora il cappellano di S. Francesco governa e amministra la detta chiesa.
Esisteva un beneficio di onze 14 e tari 22, fondato da Nicolo La Priola con atto del 29 ottobre VII ind. 1503 presso notaro Antonino Bonafede, e appartenente de iure patronatus al convento di S. Francesco, come erede universale del detto La Priola.
Anticamente nel corso dell'anno vi si celebravano alcune messe, che nel 1821 furono soppresse, e la loro elemosina, insieme coi frutti del beneficio, fu impiegata alla ricostruzione della chiesa, ch'era in parte diroccata.
Ogni anno l'8 settembre vi si celebra la festa per la natività della Madonna, e vi accorre molto popolo.

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7. Feudaraso.
Nell'anno 1740 il barone D. Alonso Spatafora fabbricò nel feudo Feularaso una chiesa dedicata alla SS. Trinità e a Maria SS. Addolorata, obbligandosi per sé e suoi successori di farvi celebrare la festa nella prima domenica dopo la Pentecoste, e di mantenerla, ripararla e provvederla di quanto potesse bisognare. Essa fu benedetta il 6 marzo nel detto anno 1740 dal vicario foraneo di questa Terra D.r D. Vincenzo Pettineo, delegato dalla G. C. Are. di Palermo con lettere del primo giorno di detto mese.
Perciò la di lui moglie ed erede universale D. Antonina Ciminna, con atto del 12 ottobre VIII ind. 1759 presso notar Biagio Canzoneri, le assegnò onze quattro di rendita annuale, che ora sono perdute.
In una lapide, che un tempo esisteva nel prospetto, vi era la seguente iscrizione: « O vos omnes qui transitis per viam, attendile et videte si est dolor sicut dolor meus ».
Non vi si celebra più la festa.

Detta chiesa non esiste più

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8. S. Maria della Grazia
Passando da questa a miglior vita un barone chiamato della Petra, lasciò per testamento a questa Università onze 40 colla condizione di spenderle in opere pie.
I giurati di quel tempo notar Filippo Randazzo e notar Bartolomeo Monasterio pensarono di fabbricare una chiesa nel piano dell'Apurchiarola. Perciò ne scrissero al barone di questa Terra, il quale diede il suo permesso, purché si fosse inteso prima il parere del popolo. Avendo questo approvato ad unanimità, con deliberazione del 9 luglio I ind. 1618,4 si diede subito principio alla fabbrica della nuova chiesa sotto il titolo di S. Maria della grazia, ora detta comunemente Nostradonna.
Vi si celebra ancora la festa nel martedì dopo la Pentecoste

4.Vedi in appendice documento n. VI.
E' stata chiusa al culto. Dopo anni di abbandono, di rececente la restante struttura è stata adibita ad esercizio pubblico.

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9. S. Rosalia.
L'origine della chiesa di S. Rosalia si rileva dalla seguente iscrizione esistente nella facciata sopra la porta:
«D. O. M. Art. M. D. Lucas Monasterius, saluti sedulus consurgere corporum, ut, et saluti consulat animarum, hic providus ex-hibet, omnium beneficio, caelicum fructum, empyreum odo-rem eremitica melia, virgineas rosas, omnia immortalitatis pharmaca eia mortales ad vitam 1652 ».
Nella detta chiesa esisteva un beneficio di mensa arcivescovile, e l'eletto aveva il titolo di beneficiale. Fino a poco tempo addietro vi si celebrava la festa il 4 settembre.
Non esiste più

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10. Chiesa del Cimitero.
La chiesa del Cimitero fu costruita nel 1883 a spese dei confrati del SS. Sagramento e contiene le sepulture di questi e delle loro famiglie, dei preti e delle monache dell'ex-monastero S. Benedetto e del collegio.

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11. Altre chiese fuori l'abitato.
Le altre chiese fuori l'abitato sono quelle di S. Maria della Consolazione, volgarmente detta degli Occhi grandi, S. Michele5 e S. Filippello. Le loro origini sono uscure, e si può dire solamente che esse esistevano sin dal secolo XVI, perché sono nominate in documenti di quell'epoca. Nella chiesa di Occhi grandi e di S. Filippello non vi si celebra più alcuna festa, in quella di S. Michele si celebra ancora il 29 settembre.

5.Nella frana avvenuta il 1907 e descritta a p. 195, cadde il muro posteriore del cappellone, che in seguito fu rifatto alquanto più innanzi, in modo che la chiesa rimane più piccola.
Non esistono più.

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